KANT Immanuel - ULRICH Johann August Heinrich
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CRITIK DER PRACTISCHEN VERNUNST / ELEUTHERIOLOGIE, ODER ÜBER FREYHEIT UND NOTHWENDIGKEIT..

bey Johann Friedrich Hartknoch / Cröker, Riga / Jena, 1788

FILOSOFIA FILOSOFIA GERMANIA 1700 KANT Immanuel - ULRICH Johann August Heinrich bey Johann Friedrich Hartknoch / Cröker, Riga / Jena, 1788 KANT Immanuel - ULRICH Johann August Heinrich CRITIK DER PRACTISCHEN VERNUNST / ELEUTHERIOLOGIE, ODER ÜBER FREYHEIT UND NOTHWENDIGKEIT.. 1788
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In-16 gr. (mm. 194x114), 2 opere in 1 vol., mz. tela coeva, titolo oro al dorso, pp.num. 292, carattere gotico. "Prima edizione" della Critica della ragion pratica, seconda grande opera fondamentale del filosofo tedesco Immanuel Kant (1724-1804). La prima - sua opera capitale - fu La critica della ragion pura (pubblicata nel 1781) e la terza la Critica del giudizio (1790).Linfluenza dellopera kantiana su tutto il pensiero filosofico posteriore, fino ai nostri giorni, è stata immensa e ha posto i problemi delletica su di un piano del tutto nuovo.. Alla Critica della ragion pratica spetta il merito di aver tolto letica dalla sua fase precettistica e dogmatica, e di averne fatto la sistematica riflessione razionale sulla problematica della moralità. Così Diz. Opere Bompiani,II, p. 499. Unito a:
- ULRICH Johann August Heinrich - "Eleutheriologie, oder über Freyheit und Nothwendigkeit". Zum Gebrauch der Vorlesungen in den Michaelisferien. Jena, in der Crokerschen Buchhandlung, 1788, pp. 106,(10). Testo in carattere gotico. "Prima edizione". Johann August Heinrich Ulrich (1746-1813), professore di filosofia a Jena, seguace della filosofia popolare, in un primo tempo giudicò la "Critica della Ragion pura" il vero e unico codice della filosofia, attribuendole grande importanza. Tuttavia non fu mai un vero kantiano, ma piuttosto un eclettico, e, specialmente in seguito al grande successo riscosso dallinsegnamento kantiano di Reinhold a Jena, attaccò aspramente Kant e i seguaci del criticismo. Lopera "Eleutheriologie.. " (1788) è unopera polemica contro Kant, in cui U. sostiene una sorta di determinismo morale, affermando la validità del principio di ragion sufficiente non solo per la natura, ma anche per la morale (così Encicl. Filosofica,IV, p. 1367), Esempl. con sottolineature e lunghe note ms. con inchiostro nero (nella 1a. opera); lieve alone al risg. posteriore, ma complessivamente ben conservato.

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